I nostri progetti in Eritrea

Elsa Michael, fondatrice di Smile Project, dopo due anni di chiusura dei confini eritrei dovuta alla pandemia, qualche settimana fa è potuta tornare in Africa per riprendere contatto diretto con le persone che stanno portando avanti i vari progetti sul territorio. Ecco il suo racconto di un sorprendente viaggio.

“Erano trascorsi più di due anni dall’ultima volta che ero stata in Africa – ha raccontato Elsa – e l’emozione e l’incertezza di ciò che avrei trovato erano fortissimi. Anche se ricevo continui aggiornamenti dai nostri progetti in Eritrea, solo esserci in prima persona consente di capire a fondo. Cosa ne sarà stato dei progetti avviati prima della pandemia? Erano queste le domande che mi facevo mentre volavo verso il mio Paese. Ma ciò che ho trovato è stato sorprendentemente positivo: grazie a coloro che collaborano con me, nonostante le difficoltà dovute alla pandemia, tutto era andato avanti e gli aiuti e i materiali che avevo inviato sono effettivamente serviti per offrire un miglioramento di vita e di prospettiva ai bambini e alle persone che risiedono nei vari centri.
Adesso voglio condividere con chi ci aiuta il racconto del mio viaggio e i progetti che d’ora in avanti vorremmo realizzare. Grazie all’aiuto dei alcune sostenitrici di Smile Project abbiamo realizzato questa intervista che mi aiuterà a raccontarvi la mia avventura in Eritrea.

Come è stato questo tuo viaggio in Eritrea dopo due anni?
Elsa – È stato molto emozionante perché non sapevo che cosa avrei trovato dopo due anni e mezzo di pandemia, avevo il timore che fosse andato perduto il lavoro fatto in precedenza. Invece con gioia ho trovato che tutto è andato avanti, le persone hanno lavorato sodo per portare avanti gli impegni e i bambini dei vari istituti stanno crescendo con nuove prospettive per la loro vita.

Raccontaci cosa hai visto…
Elsa – La prima visita è stata alla Scuola dei non vedenti Abraha Bahta dove studiano 80 bambini, dall’asilo alle scuole medie. Aiutiamo la scuola già da diversi anni, forniamo periodicamente materiale didattico come carta breil, stampanti, rilegatrici ecc. In più ci siamo impegnati a ristrutturare l’intera scuola, dalla cucina ai dormitori alla clinica dove i ragazzi vengono curati. In particolare, gli ultimi aiuti erogati sono serviti proprio a ristrutturare questa clinica molto importante per la struttura e ad acquistare un frigorifero per la conservazione di medicinali che, come immaginate, qui non è di secondaria importanza. Inoltre stiamo lavorando alla costruzione di un pozzo per annaffiare le verdure dell’orto di cui dispone la scuola… i lavori da fare sono ancora tanti, mancano ancora cinque aule da rinnovare ma piano piano stiamo andando avanti.

Come è andata la visita all’Associazione ERINAD?
Elsa – ERINAD è l’Associazione Eritrea Sordomuti che seguiamo da tempo, si occupa di reintegrare le persone nelle proprie comunità attraverso formazione professionale e alfabetizzazione. Qui già nel 2019 avevamo avviato un laboratorio di cucito, da quando abbiamo iniziato la scuola è stata ampliata e si sono diplomati 90 ragazzi, che hanno trovato tutti lavoro, alcuni di essi anche presso un italiano che produce per marchi del Made in Italy e che ne ha assunti 30. Nel progetto ha investito anche il governo stesso, con lo scopo di aprire altre scuole simili nel resto Paese. Quando ho chiesto cosa servisse loro mi hanno risposto che non hanno bisogno di niente e questa è stata una grande soddisfazione: abbiamo raggiunto l’obiettivo primario di Smile Project, ovvero restituire alle strutture la loro indipendenza e autosufficienza.

Progetti per il futuro?
Elsa – Il progetto che mi sta più a cuore in questo momento, e che purtroppo era rimasto bloccato, è Eri Handcraft, una struttura dove le donne possono partecipare a un laboratorio di cucito e alla scuola di cucina; con quanto hanno appreso rientreranno alle loro case e potranno avviare micro forme di imprenditoria, aiutando le loro famiglie a migliorare la loro condizione. Non sapevo cosa fosse accaduto perché le macchine da cucire che avevo inviato erano rimaste bloccate per il lockdown, ma anche qui è stata una bella sorpresa: il centro aveva accolto 200 donne di cui 80 frequentavano già un corso di cucito.
Il prossimo step sarà portare avanti questo progetto che è molto grande ed è appena iniziato. Si tratta di una struttura di 10.000 mq e il governo provvederà a ristrutturare la parte muraria, mentre Smile Project fornirà gli attrezzi, i macchinari e anche un programma futuro di training per i laboratori di cucito, modelleria, tessitura, intreccio cestini e scuola alberghiera. Intanto fornirò dei tessuti particolari, come il denim, che servono per imparare a cucire determinati capi di abbigliamento.

Sei tornata soddisfatta?
Elsa – Sono tornata motivata dal vedere che i progetti vanno avanti, le migliorie e gli obiettivi raggiunti da ogni struttura sono evidenti. Il nostro obiettivo è sostenere quanto non riescono a fare inizialmente in maniera autonoma, come una ristrutturazione o l’avvio di un laboratorio, accompagnarli con un buon follow up e renderli autonomi nel lungo periodo.

www.smileproject.it

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